Una produzione completamente autoctona e a km 0, con una particolare attenzione sul pregiatissimo Tartufo Nero di Bagnoli Irpino e su un accurato processo di lavorazione che tiene conto delle caratteristiche organolettiche del prodotto e del territorio in cui prende vita. AvellinoToday ha intervistato Ernestina Gambale, titolare dell’azienda “Re Del Bosco” di Ponteromito, frazione di Nusco, specializzata nella vendita di tartufi (bianchi e neri), funghi e altri prodotti tipici locali.
Qual è il segreto che garantisce il successo dei vostri prodotti?
“Nella realizzazione dei nostri prodotti a base di tartufo, lavoriamo su tre principi fondamentali: il pH, l’acqua libera (ossia l’acqua contenuta in un prodotto) e la sterilizzazione, cercando di far arrivare il prodotto a una temperatura inferiore ai 121 °C per un tempo maggiore ai consueti 3 minuti. In questo modo, tutte le proprietà organolettiche del tartufo o dei prodotti abbinati a esso rimangono intatte.
Oltre a perseguire questa filosofia un punto di vista produttivo, intendiamo valorizzare un prodotto del territorio che, sebbene sia legato da almeno 50 anni alla denominazione di Bagnoli Irpino, promuoviamo spesso con il termine di Tuber me-sentericum: spesso snobbato nel Centro e Nord Italia per il forte profumo e sapore che possiede, dovuto alla presenza di acido fenico, ma uno dei migliori per la conservazione e per la cucina, in quanto si presta in maniera straordinaria alla cottura.
Siamo tra le prime aziende a condurre la lavorazione del tartufo, garantendo l’origine del prodotto. Inoltre, abbiamo creato una linea che richiama principalmente il territorio: siamo andati alla ricerca di quelle ricette o di quei prodotti tipici dell’Irpinia, abbinandoli al tartufo, quali il caciocavallo podolico, l’insalata di tartufo alla bagnolese o la Castagna di Montella IGP”.
Dalla coltivazione alla produzione: il successo di “Re del Bosco” nella promozione del tartufo nero di Bagnoli Irpino
In un momento storico particolarmente condizionato dall’emergenza sanitaria, in cui è necessaria l’implementazione di canali online accanto a quello tradizionale e diretto del punto vendita, quali sono le iniziative che l’azienda ha portato avanti per promuovere e commercializzare i propri prodotti?
“Sì, abbiamo deciso di implementare la vendita tradizionale sia con l’utilizzo delle pagine Facebook e Instagram, sia con un apposito sito dedicato, in cui è riportata anche la descrizione dell’azienda, la sua storia, per far capire il messaggio che vogliamo trasmettere. Abbiamo organizzato anche delle escursioni di caccia al tartufo, dove diamo la possibilità di conoscere un mondo che, sebbene sia legato in maniera forte al territorio, non è ancora molto noto. Essendo micologa, mi piace anche soffermarmi a livello scientifico sulle varie specie tartufigene: esistono 7 tartufi neri e 2 bianchi e non è facile capire le differenze tra l’uno e l’altro, sebbene vi siano sia da un punto di vista visivo e olfattivo, sia al gusto. Queste iniziative ci hanno consentito, dunque, di raccontare che cos’è il tartufo, com’è nata l’azienda. Oggi, abbiamo circa 4 ettari di terreno a tartufaia, specializzandoci, quindi, anche nella coltivazione del tartufo, nonostante sia un prodotto così delicato che non ha bisogno di particolari tecniche, se non di alcuni accorgimenti importanti, tra cui la semina sporale, l’innaffiamento delle piante e, soprattutto, il tipo di acqua che viene utilizzata: un’acqua che proviene dalle sorgenti e viene analizzata, in modo da non compromettere tutto il processo di fruttificazione. La nostra azienda non punta solo alla commercializzazione dei propri prodotti, ma segue l’intera filiera”.
Sulla base delle iniziative da voi organizzate, quanto è importante fare rete sul territorio con le svariate realtà associative, turistiche e culturali per fare sì che la promozione dell’Irpinia e dei suoi prodotti vadano di pari passo?
“Per noi è importantissimo: abbiamo cercato, fin dall’inizio, di trovare collaborazioni con altre attività, ad esempio una cantina o un agriturismo. Se facciamo rete tra di noi, sia come produttori, sia come fornitori di servizi in termini di escursioni o ristorazione, creiamo un modo per far crescere il territorio. Qui, in Irpinia, abbiamo dei prodotti straordinari, delle realtà altrettanto straordinarie a livello storico e paesaggistico. È una potenzialità che va sfruttata al massimo per poter crescere e per evitare lo spopolamento delle nostre aree. C’è questo problema ricorrente dei giovani che vanno via e, da un lato, li capisco, perché non viene data loro la possibilità di crescere ed esprimere le proprie qualità e il ruolo che vogliono occupare nella società. Per questo motivo, noi vogliamo valorizzare e far crescere il territorio, attraverso i nostri prodotti”.