“Io e mio marito amiamo da sempre l’agricoltura e la nostra terra. La nostra impresa nasce da questa passione condivisa”. Raccontare e far conoscere l’Irpinia e i prodotti della tradizione è la mission dell’azienda di Nusco “Il Re del Bosco”, guidata da Ernestina Gambale, esperta di settore, in particolare di micologia, branca delle scienze biologiche che si occupa dello studio dei funghi. Il tartufo è la punta di diamante di un’offerta gastronomica di eccellenza, molto apprezzata anche al di fuori dei confini provinciali e regionali.
Ernestina, come mai avete deciso di puntare sul tartufo?
Mio marito ha una lunga esperienza nel settore: è cavatore da oltre venti anni, una passione che lo ha spinto ad allestire anche un allevamento di cani. E’ lui che gestisce le attività di ricerca del tartufo che porta avanti lungo tutto l’anno, sia d’estate in collina che d’inverno in zone montuose.
E’ una coltivazione molto faticosa?
Le tartufaie vanno gestite con attenzione soprattutto nei primi 3-4 anni di vita. Il tubero va fatto respirare, tagliando con attenzione l’erba intorno alla pianta. Periodicamente bisogna seminare, ma complessivamente non è richiesta una cura eccessiva. Dopo cinque anni la pianta inizia a produrre. La vera difficoltà è selezionarla e sceglierla con attenzione, curarla: la qualità deve essere eccelsa.
La materia prima è sicuramente fondamentale, ma poi c’è la fase di elaborazione, di realizzazione dei prodotti da vendere.
Ci siamo dotati da tempo di un laboratorio per la realizzazione dei nostri prodotti d’eccellenza. Mi piace molto sperimentare e testare nuovi abbinamenti: la crema di caciocavallo al tartufo o il fusillo irpino con castagne di Montella Igp e tartufo sono alcune delle nostre specialità più richieste. I nostri fusilli sono di fatto un piatto finito: una volta cotti basta saltarli in padella con olio e acqua di cottura. Il caciocavallo podolico, invece, lo abbiamo sperimentato con successo come alternativa al parmigiano, utilizzato da sempre in Umbria in abbinamento con il tartufo.
Qual è il vostro mercato di riferimento?
Le nostre vendite si concentrano soprattutto da Roma in su, ma siamo in crescita anche in Irpinia. Al Nord il tartufo è da sempre un prodotto di punta, molto richiesto e apprezzato. C’è una tradizione importante, ma noi siamo convinti che anche nella nostra provincia ci sia possibilità di sviluppare ulteriormente questo straordinario prodotto. La nostra azienda nasce del resto con l’obiettivo di promuovere i prodotti locali e di contribuire alla crescita del nostro territorio: è questa la nostra sfida.
L’emergenza Covid ha danneggiato molto la vostra attività?
Solo in parte, fortunatamente la nostra attività ha mantenuto e le vendite on line ci hanno aperto nuovi mercati. E’ chiaro che qualche contraccolpo negativo c’è stato: prima del lockdown lavoravamo molto con alcuni distributori che vendevano presso ristoranti in Belgio, Germania e Francia. Un buon business che si è di fatto fermato. Così come le escursioni in montagna e alcune collaborazioni avviate con diverse aziende locali per eventi e degustazioni.
Sarà un Natale di ripresa?
Spero di sì. Punteremo sulle nostre confezioni regalo con i prodotti di eccellenza dell’Irpinia. Partendo da un budget di 20 euro si potranno fare dei doni davvero belli e, naturalmente, buonissimi. Il tartufo resta uno dei simboli gastronomici del Natale.
State lavorando a qualche novità in particolare?
Nei mesi scorsi abbiamo sperimentato un cioccolatino con liquore di tartufo. Stiamo studiando come allungare, senza far ricorso a conservanti, la vita del prodotto. Non so se saremo pronti per Natale, ma è una novità alla quale teniamo molto. In passato abbiamo anche lanciato un panettone farcito con crema al cioccolato aromatizzata al tartufo. Vedremo, le idee non mancano, sarà un Natale ricco di sorprese.